Oggi è la “Giornata della Memoria”, una giornata speciale, celebrata a livello mondiale, in cui ogni persona con un cuore è portata a pensare, anche solo per un attimo, alle atrocità e agli orrori frutto di una così disumana follia che pare impossibile possa essere stata esercitata da “uomini”.
La delirante idea che una razza possa essere superiore ad un’altra, le torture, le uccisioni di bambini, nonni, omosessuali, oppositori politici, tutto questo fa parte della Shoah.
Ed è doveroso non spegnere mai questi ricordi se vogliamo dare un barlume di speranza al nostro futuro.
Sul “Treno della Memoria” quest’anno ha viaggiato anche Nancy, giovanissima studente di origine sinti, che vive in un campo nomade a Firenze, ma se ne vergogna e non ha il coraggio di confessarlo neppure ai suoi compagni di classe. “Il razzismo non è mai finito – spiega Nancy – e c’è ancora oggi. Quando le persone mi vedono non pensano che sia sinta. Ma se viene fuori non sono più Nancy e si allontanano, intimoriti da tutti gli stereotipi e pregiudizi che ci sono su di noi”.
Assieme a Nancy c’era anche Luisa, ragazza di chiare origini cinesi che vive a Prato, ma forse il prossimo anno approderà alla Bocconi di Milano: “Vedo che il razzismo c’è – dice – andando in giro con miei amici: si sentono ragazzini pieni di pregiudizi. Io allora intervengo, la mamma me lo dice sempre: difenditi, sai parlare italiano. Questa reazione li coglie impreparati e si zittiscono”.
Se qualcuno mette in dubbio l’olocausto, se c’è chi crede che la Giornata della Memoria sia solo un’invenzione per demonizzare il nazifascismo, se conoscete una sola persona che ha ancora idee aberranti come queste, sappiate che è un razzista. Forse è arrivato il momento di chiamare le cose con il loro nome.